Tuttoscienze 6 novembre 2002

EMICRANIE E DEPRESSIONE ATTENZIONE A QUELLE DUE



Il “mal di testa” rappresenta un universo estremamente variegato, dai confini labili e incerti, che è bene cercare di definire, sia pure in modo necessariamente succinto, prima di esaminare i suoi rapporti con la  depressione.
 I  mal di testa più comuni sono la cosiddetta “cefalea tensiva” e l’emicrania. Si distinguono, tra l’altro per il tipo di dolore: la cefalea tensiva “stringe”, “opprime”, è descritta come “una cappa” o “un cappello stretto”. Invece un dolore che  “batte”, “martella” ,”perfora” e si associa a nausea e talvolta a vomito è più probabilmente attribuibile a emicrania. Ma in realtà le cose non sono così semplici. Spesso i pazienti accusano tutti e due i tipi di dolore, talvolta alternati, talaltra sovrapposti. Inoltre ai mal di testa per così dire "tradizionali" si possono associare, specie nelle donne, altri fastidi a viso, guance, nuca e collo. Può trattarsi di sensazioni di stiramento, gonfiore o formicolio, oppure di un dolore dalle caratteristiche mutevoli: a volte "brucia", altre volte "comprime" o "batte"; a volte è intenso, altre volte lieve. Mentre per lo più le pazienti accettano il loro “solito” mal di testa con atteggiamento fatalistico, questo altro male può essere fonte di gravi angustie e può far insorgere il dubbio “di avere qualche cosa di brutto”, un male incurabile che si ha persino timore ad evocare col suo proprio nome, quasi che a farlo aumentino le probabilità che il sospetto si avveri.
 Tutti questi “mal di testa”  e  “mali alla testa” possono conseguire a un mosaico quanto mai ampio di fattori: disturbi dei sistemi ormonale, vascolare e nervoso, alterazioni della postura e dei muscoli di viso, collo e spalle, fattori psicologici. In particolare, un disturbo depressivo si associa spesso sia a quei dolori “strani “ appena descritti sia a un mal di testa tradizionale di lunga data e può mascherarsi, specie nelle donne, dietro a manifestazioni d'ansia e di disagio corporeo. Dalle donne infatti la società si attende l’aderenza ad un modello femminile stereotipato, connotato da attrattività, vivacità ed eleganza. La depressione non è tollerata ed è percepita se non come una colpa, come qualcosa da cui la donna può liberarsi da sola, purché lo voglia. Può così accadere che questo suo disagio venga banalizzato, talvolta perfino dal medico, con una metaforica scrollata di spalle, indulgendo a considerazioni del tipo: ”E’ lei che se lo vuole!....Ne ha sempre una!.....”  Se poi la paziente, nubile o separata, non ha un compagno, inevitabilmente ne consegue l’ipotesi che i suoi problemi siano ascrivibili alla mancata soddisfazione di pulsioni sessuali. Si noti bene, anche questo può rappresentare una componente del problema. Ma quello che è profondamente errato è l’atteggiamento quasi irridente assunto nei confronti di una persona le cui sofferenze, fisiche e psichiche, vengono percepite, dopo tutto, come irritanti .
  Che la depressione possa  conseguire a un dolore fisico prolungato, specie se localizzato al capo, è nozione universalmente accettata. Più sottile e tuttora dibattuto è il problema  inverso:  la presenza di un disturbo depressivo può condizionare in qualche modo la storia naturale di un mal di testa? E’ quanto il nostro gruppo ha inteso indagare in uno studio i cui risultati sono stati presentati al 10° congresso mondiale sul dolore tenutosi recentemente a San Diego. A questo studio hanno partecipato 56 donne con emicrania: prima del trattamento è stato loro chiesto di annotare per un mese su di un diario frequenza, gravità e durata del mal di testa, ed è stata analizzata l’eventuale presenza di depressione mediante un colloquio e appositi test psicologici. Le pazienti sono state quindi  trattate e la risposta alla terapia è stata valutata con i diari. Sei anni più tardi le pazienti sono state richiamate, e se ancora presente, il  mal di testa è stato nuovamente monitorato con i diari. Ciò ha permesso di suddividere le pazienti in due gruppi: “migliorate” e “non migliorate” a lungo termine. I risultati ottenuti hanno mostrato una relazione non casuale tra emicrania cronica e depressione. Infatti, le pazienti “non migliorate” presentavano all’inizio dello studio (sei anni prima) una percentuale di depressione significativamente più elevata rispetto al gruppo delle “migliorate”. Si noti che le caratteristiche iniziali del mal di testa e la risposta al trattamento nel breve periodo sono risultate sostanzialmente le stesse nei due gruppi. Questi dati dimostrerebbero quindi che, a parità di gravità del mal di testa, la depressione può favorire nel lungo periodo la ricomparsa del dolore. La sua presenza va quindi tempestivamente accertata: se presente, essa deve essere trattata contestualmente al dolore al capo, controllando i risultati della terapia con regolari scadenze.